Il primo, grande testimonial della globalizzazione: Babbo Natale

Come impiegare le tradizioni per valorizzare un brand

babbo-02Facciamo un minimo di ordine. Babbo Natale esiste, ed è un personaggio figlio della tradizione. O meglio, delle tradizioni: nel mondo esistono centinaia di culture che identificano in questo personaggio (con aspetto diverso, a seconda dei Paesi o delle regioni) una figura positiva, capace di regalare gioia e felicità soprattutto ai bambini.

 

Babbo Natale esiste, e non è stato inventato dalla Coca Cola Company. Sfatiamo questo mito: il vecchio barbuto esisteva già, in un migliaio di versioni diverse fra loro, da diverse centinaia di anni. Alcuni lo chiamavano San Nicola, Santa Claus, altri Wodan, altri Kerstman, e così via fino all’Islanda, dove al suo posto c’erano 13 folletti esagitati che erano abituati a farsi un bagno rilassante prima di recapitare i regali nelle scarpe dei bambini. Ma poco cambia.

 

Poi, è arrivata la Coca Cola Company. Il vecchio barbuto piaceva, le illustrazioni che lo ritraevano erano un successo, specialmente sotto Natale. Da qui, l’idea di sfruttare commercialmente una serie di disegni per spingere sotto il periodo natalizio la bibita più diffusa al mondo. Partendo da alcuni disegni degli anni ’30, i primi che ritraevano Babbo Natale vestito di rosso, barbuto e paffuto, l’idea di inserire in questa immagine felice e rassicurante la bottiglietta.

 

Una strategia di marketing tra le più importanti del ventesimo secolo, capace di unificare in un’unica immagine numerose figure della tradizione natalizia, tramandate da padre in figlio attraverso i secoli.

 

cocacolaadvEcco quindi arrivare Babbo Natale, nei panni in cui tutti noi lo conosciamo, anche in Europa, Asia, Africa e Oceania, a partire dagli anni ’70. Una tradizione, una figura, un brand, un testimonial. Un mix perfetto di tutti gli elementi che servono per fare di un marchio, la Coca Cola, una leggenda capace di inculcarsi nelle menti delle nuove generazioni e di marchiare in modo indelebile un momento magico e atteso come il Natale.

 

Un po’come scolpire un logo nel Colosseo o vestire la Statua della Libertà con i vestiti di una grande casa di moda. Anzi, molto meglio.

 

In questa colossale operazione di marketing, Babbo Natale si è trovato suo malgrado invischiato: il povero vecchio, insieme alle sue renne, probabilmente avrebbe fatto volentieri a meno di questo risalto mediatico e di quella maledetta bottiglietta in mano. Provate voi a consegnare miliardi di regali in una notte, con l’handicap di dover guidare una slitta con una sola mano. Perché nell’altra, da contratto, ci va la Coca Cola.

 

Si tratta, fortunatamente, di una moda. Prima o poi passerà e anche Babbo Natale potrà portare entrambe le mani sulle redini. Forse un giorno la Nike prenderà di mira il coniglio pasquale mettendogli ai piedi l’ultimo modello di sneakers, facendolo saltellare felice per i boschi mentre si appresta a consegnare uova decorate ai bambini. L’importante, nel marketing, è avere successo, indipendentemente dalla strada necessaria a conseguirlo.

 

 

 

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